A quindici anni, al secondo anno di liceo, quando la tua più grande preoccupazione è nascondere l'acne o i fianchi con un maglione extra-large, quando ancora non te lo chiedi neanche chi sei o dove vai, incontri Socrate sulla tua strada, o meglio, nel testo di filosofia, e pretende di insegnarti a conoscere te stesso.
Passano gli anni e quelle oscure parole, piano piano, iniziano ad avere un senso.
A trent'anni o poco più, quando credi di aver capito di te quel poco che basta a farti almeno avere una vaga idea di chi vorresti essere o dove vorresti andare, ti imbatti in un libricino dall'ironia pungente e di grottesca comicità, che nell'incipit ti provoca così:
Non sappiamo niente di noi. Ci crediamo abituati a essere noi stessi. E' il contrario. Più gli anni passano e meno capiamo chi sia la persona nel nome della quale agiamo e parliamo.
Non costituisce un problema. Che c'è di male a vivere la vita di uno sconosciuto? Forse è meglio: conosci te stesso e ti prenderai in antipatia.
...e oltre a ricordare con nostalgia gli anni del liceo, riconosci che Socrate sarà anche stato il primo grande filosofo nella storia della cultura occidentale, ma certe volte Amélie Nothomb non ha poi tutti i torti.
Le catilinarie, Amélie Nothomb. Le Fenici - Guanda. 2011
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