venerdì 4 dicembre 2015

Off Topic #1: Like a killer in the sun - Asbury Park, N. J.

It's a town full of losers
And I'm pulling out of here to win
.

Se n'è andato, ne ha fatta di strada, è arrivato lontano, lui ha davvero vinto e poi è tornato. Oggi vive ancora lì, a poche miglia da Asbury Park, in una ridente cittadina di nome Colts Neck, dove ottobre è colorato di arancione come tutte le città americane in autunno e le migliori zucche per Halloween si possono scegliere da Delicious Orchard, un supermercato bio in cui vendono persino pasta italiana prodotta in Italia.

Lui è Bruce Springsteen, di sicuro più fortunato dei suoi Mary, Joe, Sandy, Johnny, Jane, Rosie, e la strofa riporta le parole conclusive di Thunder Road, il manifesto della working class americana che tra gli anni 70' e '80 coltiva ancora dei sogni, ma si guarda intorno e capisce che l'unico modo per realizzarli é andarsene da quei microcosmi che girano intorno alle fabbriche, ai balli di fine anno nelle scuole, alle radio che cantano canzoni per cuori solitari.

La strada diventa l'ultima chance, il percorso da fare per essere finalmente liberi, per puntare ad una Terra Promessa sempre al di là dell'orizzonte, invisibile nella distanza.

Mary non è una bellezza, ma va bene così e lui di certo non è un eroe, e tutte le promesse che può fare sono sotto il suo sporco cappello. "Non pensarci, Mary, salta su! Andiamo a prenderci la vita lontano da qui dove tutto è immobile e il canto delle sirene non lo si sente più da tempo. Tira giù il finestrino e lascia che il vento ti soffi tra i capelli. Il motore che romba ed una chitarra saranno la nostra colonna sonora: abbi fede, stanotte nell'aria c'è magia!". 

Mary deve crederci davvero e parte sul serio insieme a Joe, ma qualcosa deve andare storto perché Joe si ritrova a lavorare in un autolavaggio, compra una casa nei boschi, un giorno torna a casa e Mary se n'è andata con un autobus della Central Line: "Quello che avevamo una volta non ce l'abbiamo più". Joe cade sulle sue ginocchia, china la testa e piange. Le sue lacrime si confondono con la pioggia, mentre si sente solo il fischio del vento.





Is a dream a lie if it don't come true,
Or is it something worse?

Un sogno è una bugia se non diventa realtà o è qualcosa di peggio?

Chi può rispondere? Quelli che ci hanno creduto, ci hanno provato ma non ce l'hanno fatta ed oggi sono lì che raccolgono i cocci di un'illusione andata in frantumi, di una piccola utopia personale coltivata malgrado tutto, di una realtà che con forza dirompente si è abbattuta sulle promesse che si erano fatti?

Un sogno è una bugia se non diventa realtà o è qualcosa di peggio?


Un sogno che non diventa realtà è un monumento alla speranza che cede sotto i colpi del disincanto. Probabilmente.

Ma è allora che si può scegliere di credere che è dalle crepe che entra la luce, e se si scava, sotto le macerie, a volte, c'è ancora vita...

Oppure costruirsi un piano di riserva, un percorso alternativo, approdi a distanza più breve, seconde scelte senza il vento fra i capelli e una promessa di felicità che rischia di infrangersi ancora se ci si raccontano nuove bugie.

Forse la risposta si trova qui.

Non so quanto abbiano senso questi pensieri in libertà, ma rivedere le foto scattate in un pomeriggio sotto il sole autunnale di Asbury Park, col vento che gonfiava l'Atlantico su un lungomare che sa di passato autentico, ha lo stesso potere dell'armonica di tante canzoni di Springsteen: consola e rinnova la speranza.






P. S. ... se qualcuno si chiedesse chi sono Mary, Joe & company, potete incontrarli nelle splendide strofe di questi piccoli grandi capolavori: Thunder Road, Downbound Train e The River. Tutti e tre firmati dall'unico e solo Bruce.






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